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Garattini: "Il ministro Schillaci reagisca contro le nomine della Commissione vaccini. E' un insulto ai morti Covid"

Garattini: "Il ministro Schillaci reagisca contro le nomine della Commissione vaccini. E' un insulto ai morti Covid"

(foto LaPresse)

l'intervista

L'oncologo fondatore dell'Istituto Mario Negri: "“Nomine No vax, ‘no’ al piano pandemico: ora il governo cambi approccio sulla sanità”

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“La nomina di due medici antivaccinisti all’interno del Nitag, il comitato per le politiche vaccinali del ministero della Salute, è una cosa inconcepibile. Un vero e proprio insulto a chi è morto, a chi ha sofferto e si è sacrificato durante il Covid. La reputo una scelta assolutamente sbagliata a cui il ministro non ha avuto il coraggio di reagire”. Lo dice senza particolari giri di parole o toni diplomatici Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e tra gli scienziati più noti del mondo accademico italiano. Esternando tutta la sua contrarietà per la nomina dell’ex ematologo Paolo Bellavite e il pediatra Eugenio Serravalle, molto critici nei confronti dei vaccini, all’interno del National Immunization Technical Advisory Group (Nigal), a cui il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dato l’ok. “Un comitato che dovrebbe prepararci alle prossime pandemie. Eppure se ce l’avessimo oggi, una nuova pandemia, saremmo nella stessa identica situazione di cinque anni fa”, dice al Foglio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri. Un populismo sanitario, quello del governo, che preoccupa, volendo emulare l’approccio antiscientifico trumpiano? “Ci vuole un cambio di rotta. Io trovo ingiustificabile che ci si voglia allontanare dall’Organizzazione mondiale della sanità. Non capisco perché non dovremmo usufruire anche noi di quello che hanno gli altri paesi”.

L’errore di nominare degli antivaccinisti nel comitato per le vaccinazioni, così come era già accaduto con l’audizione di No vax nella commissione parlamentare sul Covid, Silvio Garattini, tra i principali ricercatori italiani in campo medico, lo spiega in questo modo: “Così come ci si prepara a un’aggressione esterna predisponendo le caserme, un arsenale missilistico, così dovremmo prepararci a una nuova pandemia con fabbricati, attrezzature che dovrebbero essere pronti in caso di bisogno. E invece scelte come questa fanno capire quanta poca contezza ci sia della necessità di sapersi preparare per tempo”, spiega al Foglio. Lo si vede, per esempio, anche dal fatto che il governo ha congelato la nomina del direttore generale emergenze del ministero della Salute, che ha competenza proprio sui vaccini. Ma anche da come la discussione parlamentare sulle responsabilità della gestione dell’emergenza Covid sia diventata una clava da agitare nei confronti degli avversari politici. “Le commissioni hanno senso se arrivano a un risultato in tempi brevi, non se vengono usate con delle finalità politiche che poco hanno a che fare con la scienza”, ragiona allora Garattini. “A me, lo devo dire con estrema sincerità, sembra proprio che non abbiamo imparato niente dal passato: dai 400 mila interventi chirurgici in meno, dal milione e mezzo di screening in meno, dalle morti perché non si riuscivano a curare le patologie a causa della diffusione del virus. Ecco, mi sembra che il lavoro di queste commissioni sia più orientato a servire solo alcuni interessi specifici che a fare veramente chiarezza su cosa sia accaduto all’epoca”.

Secondo il fondatore dell’istituto Negri, uno dei più prestigiosi nella ricerca oncologica del nostro paese, poi, volgendo lo sguardo alle posizioni che ha avuto l’Italia nei consessi internazionali, “non è giustificabile l’atteggiamento assunto nei confronti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Si può essere critici quanto si vuole su un determinato piano pandemico, ma non capisco perché non dovremmo usufruire anche noi di quello che hanno anche gli altri paesi. Tirarci fuori da quel gruppo credo sia un errore grave. Non bisogna sottrarsi alla dimensione internazionale”. L’obiettivo del governo, forse, era inseguire il populismo sanitario dell’amministrazione Trump negli Stati Unti. “A me quello che preoccupa è che sempre più la scienza non faccia parte della nostra educazione, della nostra scuola, della nostra società”, confessa con un certo sconforto Garattini. “Ho sentito alcuni parlamentari presentare un disegno di legge per trasformare le farmacie nel centro da cui passa la cura delle persone. Ma ora come ora le farmacie sono un bazar in cui trovi qualsiasi cosa, senza alcun controllo medico. Dovresti stravolgerne la funzione educativa. Forse sarebbe meglio, per esempio, che si facesse un’ora alla settimana di educazione sanitaria a scuola. Perché il ministro non ci pensa?”. Insomma la destra che si è affrancata da un approccio populista in altri campi ha bisogno di fare lo stesso in ambito sanitario? “Io mi auguro proprio di sì”, dice in conclusione Garattini. “Ognuno può fare degli errori, ma poi bisogna cercare di rimediare. Mi aspetto che il ministro Schillaci blocchi quelle nomine inconcepibili”.

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